01.08.2025

Il filo del discorso

Vogue Italia
PRESS REVIEW

Fresco dell’acquisizione di TWINSET, Alessandro Binello, Group Ceo di Quadrivio, racconta i suoi OBIETTIVI per il brand. E ai giovani che si affacciano al mondo della MODA consiglia...

Da sempre un grande fan di Twinset, Alessandro Binello, Group Ceo di Quadrivio, racconta a Vogue Italia le ragioni dell’acquisizione del 100% del brand, avvenuta lo scorso giugno per mano di Borletti Group e Quadrivio & Pambianco, attraverso il veicolo di private equity Made in Italy Fund II. «È un’azienda molto conosciuta in maniera trasversale da un pubblico internazionale e vario, anche in termini di età. Twinset ha un grande valore, costruito in 35 anni dalla fondazione, e il nostro obiettivo è farlo conoscere e crescere ancora di più. Vogliamo accompagnarlo in questo percorso perché possa continuare a essere desiderabile, forte di una decisa connotazione e con un posizionamento di prezzo giusto».

Obiettivo: renderlo un brand sempre più interessante nel settore affordable luxury, a partire da mercati chiave come UK, Stati Uniti, Germania e Francia, oltre che l’Italia. «Lavoreremo molto sul percepito del brand – che al momento fattura 220 milioni di euro – attraverso la comunicazione. Vogliamo parlare a una donna chic, romantica, forte, di circa 25-40 anni; le racconteremo il marchio anche attraverso il retail e l’esperienza d’acquisto. Il negozio oggi è sempre più un luogo di comunicazione», spiega l’imprenditore. «Qui sarà possibile toccare con mano la qualità del prodotto, ma rivedremo gli spazi e offriremo esperienze integrate per vivere il brand e conoscerlo dal punto di vista esperienziale. Anche se non posso svelare di più…».

Ai marchi del suo portafoglio Quadrivio Group offre la sua conoscenza in fatto di management, wholesale, retail, fornitori, ma anche delle figure professionali a cui l’imprenditore che ha fondato l’azienda magari non ha pensato. Un esempio tra tutti? «Il merchandiser, ruolo fondamentale. La moda è un settore molto “immateriale”, in cui numerosi temi legati alla qualità, all’attenzione al cliente e al posizionamento si imparano soltanto lavorando molti anni sul campo. È un mondo che mette a disposizione tantissimi numeri, la difficoltà è saperli leggere e utilizzare», spiega Binello.

Un altro elemento importante per il successo di un marchio è l’aspetto tecnico: «Per Twinset al cuore della proposta c’è la maglieria, campo in cui la competenza è fondamentale. Avevamo già sperimentato con Filippo De Laurentiis come il quiet luxury nel knitwear abbia potenzialità straordinarie di crescita». La conversazione passa dalla manualità, necessaria a far funzionare un telaio di maglia, all’immaterialità dell’Intelligenza Artificiale: «Da due anni lavoriamo con un partner come Microsoft a 360° per utilizzare l’AI nelle nostre aziende – dal software che registra i prodotti più venduti in tutto il mondo in base ai contenuti degli influencer, a quelli per ottimizzare la produzione e l’efficienza – ma ci teniamo molto che si integri con il savoir faire del made in Italy».

Anche l’AI si lega alle grandi sfide del futuro per i brand: l’interconnessione tra tutte le piattaforme social, l’aumentata consapevolezza da parte del mercato – in particolar modo quello giovane – di ciò che si vuole in un capo di moda, ma anche la maggiore velocità nell’evoluzione degli scenari. «Oggi la comfort zone non esiste più: un vantaggio perché permette di crescere più velocemente, ma anche uno svantaggio perché nessuno si può più permettere rendite di posizione. Il brand è ancora importante, a patto che continui a essere considerato attuale», prosegue il Ceo. Per farlo, l’impegno deve essere costante: «Bisogna sempre esplorare e migliorare, cercare ovunque stimoli nuovi, non accontentarsi mai e cercare di vivere il momento, ovvero occuparsi di quello che è interessante per il periodo storico. Non credo, come pensano alcuni, che la moda sia morta, anzi: è un momento interessante per investire perché, essendo un settore in continua evoluzione e “intangible”, mostra casi di grande successo e dobbiamo continuare a puntare su questo».

Arriviamo a disquisire di chi vorrebbe investire in termini di tempo nel settore, ovvero i giovani che desiderano costruirsi una carriera: «Il mio consiglio per loro è cercare di scoprire quale sia il proprio talento e cosa li appassioni: avrei sognato, forse, di diventare direttore creativo, ma le mie caratteristiche mi hanno suggerito di investire in un campo, quello del private equity, che, quando ho iniziato io, intorno al 1993-94, era nuovo. Suggerisco loro anche di viaggiare, esplorare e magari scegliere di dedicarsi a qualcosa di nuovo: non darei per scontato che i lavori di una volta siano quelli che rimarranno nel futuro. L’aspetto più importante, però, è che piaccia: in fondo, dedichiamo al lavoro molte più ore di qualsiasi altro aspetto della nostra vita».

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